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Chi non conosce Dragon’s Lair alzi una mano!
Sono certo che saprete già molte cose di questo gioco nonostante siano passati oramai 25 anni dalla sua nascita. Ma, per chi non fosse ancora adeguatamente informato, ecco in breve la sua storia.

Dragon’s Lair uscì nel giugno del 1983 in America, mentre in Europa arrivò a fine 1983 con marchio Atari su licenza Cinematronics, e nel 1984 in Italia con marchio Sidam sempre su licenza Atari. Il team che sviluppò il gioco prese il nome di Magicom/Starcom ed era composto da Rick Dyer della Advancend Microcomputer Systems (AMS), Don Bluth della Bluth Studios e dalla ditta Cinematronics. Rick Dyer e la sua azienda si occuparono della programmazione del gioco, Don Bluth del filmato e la Cinematronics della costruzione del gioco stesso.
Per il video del gioco, la Bluth Studios produsse 22 minuti di animazione al costo di 1,3 milioni di dollari (famoso è l’aneddoto secondo cui, per la ispirazione di Daphne, i disegnatori usarono foto della rivista Playboy). Per tenere i costi di produzione più bassi possibili, venne deciso di non far doppiare il gioco da professionisti ma da gli stessi disegnatori. Fu così che a Dan Molina, l’ingegnere del suono, fu affidato di doppiare Dirk, a Vera Lanphert, capo assistente animatore, fu assegnata Daphne, Michael Rye assunse il ruolo di narratore nella presentazione del gioco e, per finire, Christopher Stone compose la colonna sonora.

Dragon’s Lair fu un successone (almeno all’inizio) con più di 30 milioni di pezzi venduti nei primi quaranta giorni e con un incasso di oltre di 32 milioni di dollari nei primi 8 mesi (versione Americana) con giocata fissata a $0.50 (per farsi un’idea, basti pensare che nel coin op di Pacman era fissata alla metà). Il successo sembrava inarrestabile, ma cosi non fu: il gioco era troppo facile e in breve i frequentatori delle sale impararono a portarlo a termine con facilità. A nulla valsero le nuove versioni del programma con difficoltà maggiore, almeno sette release. Urgeva un seguito… Space Ace, ma questa è un’altra storia…

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Parlando di gameplay, in Dragon’s Lair, non dobbiamo fare altro che eseguire le giuste mosse per completare uno scenario. Per esempio, quando Dirk deve affrontare dei tentacoli nella stanza delle armi, sono possibili varie scelte, cioè le 4 direzioni del joystick più la spada, per un totale di cinque opzioni; di cui solo una corretta.
In questo caso la soluzione è: spada, avanti, destra, giù, sinistra, destra e infine avanti.
Naturalmente, bisogna abbinare la giusta tempistica alla giusta mossa (curiosità: le prime versioni del gioco permettevano lo “smanettamento” selvaggio del joystick e dei pulsanti. In pratica se si conosceva la giusta combinazione di mosse ma non il tempo in cui immetterla, si poteva continuare a dare spada sino a sentire il suono BIP, segno che la mossa era stata “accettata”, per poi “smanettare” sino al bip successivo e cosi via, facilitando di molto il percorso).
Il punto di forza del gioco non era certo la giocabilità o la longevità del sistema ma la spettacolarità delle immagini che erano veri e propri cartoni animati interattivi. E che cartoni animati! C’è da dire che Dragon’s Lair non fu certo il primo laser games, anzi, ma di sicuro è “IL” laser game e senz’altro il più famoso. Di certo, si può dire che è stato il primo a cercare di replicare lo stile cartoon.

Il sistema era basato su una scheda comando, più una scheda punteggio, più un lettore laser, ovviamente coadiuvati da un monitor a 19 pollici RGB a colori con frequenza 15Khz. La scheda comando era basata sul processore Z80 e come generatore di suoni era stato adottato un AY-3–8910. Non si trattava di una scheda eccezionale, come hardware, ma era più che sufficiente, in quanto non era deputata a gestire la grafica ma a comandare il lettore e la scheda punteggio. Quest’ultima era costruita in modo da visualizzare i punteggi su due livelli per i due giocatori previsti che giocavano in alternanza.
Il sistema non era in grado di registrare i record dei giocatori e la tabella mostrava sempre il punteggio dell’ultima giocata, anche se questa non era una hit o il punteggio migliore fatto registrare in quel giorno.
Il lettore laser, controllato dalla scheda comando, era il Pioneer LVD1000 e faceva parte della prima generazione di questa componentistica. Caratteristica dei primi lettori era quella di non avere un LED laser come oggi, ma un tubo laser HE–NE, una miscela di gas, con un fattore di pericolosità definita in classe 3 A; se teniamo presente che i CD oggi sono tutti in classe 1, possiamo farci un’idea di quanto bisognava starci attenti. Ogni riparazione, quindi, va fatta con estrema cautela e attenzione, pena la perdita della vista qualora il fascio dovesse colpire gli occhi o giù di lì. Comunque, un ottimo lettore con pochi difetti. Per la visualizzazione del gioco, come detto, veniva usato un monitor RGB a 15 Khz a colori, che come risoluzione si può paragonare a un TV CRT. Siccome dal lettore usciva il video in composito in standard NTSC, c’era una scheda che trasformava il segnale da NTSC a RGB.

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Il disco laser era costruito in modo che non si piegasse a causa del suo peso e per le forti sollecitazioni durante il suo funzionamento. Per questo motivo, aveva una parte in alluminio e una in plastica; ovviamente, la parte leggibile dal sistema era quella in plastica. Tra l’altro, il supporto era stampato dalla stessa Pioneer. Da notare che le primissime versioni di Dragon’s Lair non usavano il lettore LDV1000 ma il più lento Pioneer PR-7820.
Benché possa sembrare complicato, Dragon’s Lair, non lo è affatto. Anzi, direi che è stato il più semplice e facile da far funzionare. Io sono un fortunato possessore del cabinato in versione Atari e Sidam, mentre quello americano l’ho riprodotto io e quindi non è da considerare originale. Ci sono delle diversità nelle versioni Sidam e Atari rispetto a quello Cinematronics. Intanto, la scheda comando è diversa e ha integrata una genlock, sempre basata su Z80 e AY-3–8910 per il suono. Il sistema non usava la scheda punteggio a led, quindi il punteggio veniva mostrato alla fine di una stanza in una oramai famosa schermata dal fondo blu e scritte rosse e bianche. Inoltre, non usava il lettore Pioneer, purtroppo, ma il più debole Philips 22VP932 in standard PAL.
Non veniva usata nemmeno la scheda RGB poiché era tutto affidato alla scheda di comando collegata al lettore laser Philips che mandava il segnale RGB al monitor, sempre un 19 pollici con frequenza 15Khz a colori RGB, appunto.
La forma del cabinato Atari era simile a quello Cinematronics mentre quello Sidam era completamente diverso. Per queste due versioni il disco era stampato dalla Philips in formato PAL.

Esistevano due set di rom e il gioco differiva leggermente da quello americano: tanto per citare un esempio, in queste versioni c’è lo schema del ponte levatoio, mancante in quello americano. Sia Sidam che Atari usavano i medesimi circuiti e lettori, questo perché la prima era la distributrice del gioco su territorio italiano, licenziata dalla stessa Atari.
Va ricordato, però, che queste tre versioni non sono le uniche esistenti: ne esiste una quarta, recentemente scoperta, australiana, ad opera della Leisure and Allied Industries e il cabinato è totalmente diverso da tutte le versioni descritte ma con hardware identico alla versione americana.

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Il punto debole in tutte le versioni era senza altro il lettore laser che non era progettato per un uso continuato di otto e più ore ogni giorno. Per i lettori Pioneer, di solito, “bastava” cambiare il tubo laser con uno nuovo e riparare tutta l’ottica, oppure fare una pulizia generale se il tubo laser era ancora sufficientemente “carico”, mentre nei Philips i problemi erano molti di più: spesso si “scollavano” gli specchietti andando fuori taratura, oppure la slitta dell’ottica poteva bloccarsi a causa di una bruciatura della cinghia.
I problemi dei Philips hanno fatto sì che, qui in Italia, i laser siano sempre stati visti di cattivo occhio dagli addetti ai lavori, in quanto ogni riparazione era molto onerosa e, per giunta, i guasti erano molto frequenti, costringendo a bloccare la macchina per un periodo molto lungo.
Conosco sale giochi che avevano un Dragon’s Lair e almeno 4 lettori per cercare di ovviare a questo inconveniente, ma ognuno costava molto e ci voleva tanto tempo per ammortizzare i costi.

In America la cosa fu diversa, i lettori si bloccavano molto meno, non che non lo facessero, ma tutto succedeva meno frequentemente. Ci sono tutt’oggi dei Dragon’s Lair in funzione in sale giochi Americane, il che la dice lunga sulla qualità di quel sistema rispetto a quello europeo.
Dragon’s Lair vanta, nonostante tutte le critiche che il gioco ha ricevuto da parte di molti, una lista impressionante di conversioni, sia su home computer che console. Addirittura, nel suo ventesimo compleanno è stata fatta una riedizione da parte della Ultracade, ma su un sistema DVD e non più su laser disc. Al giorno d’oggi vengono prodotte le versioni DVD e Bluray, ed è semplicemente incredibile se si pensa all’età di questo titolo. Come ultima curiosità, dovete sapere che il gioco è approdato nel 1984 anche in Giappone grazie all’accordo con la UNIVERSAL (creatrice di Mr Do e Super Don Quix Ote ) che l’ha inserita nel suo system1. Purtroppo, non sappiamo molto di questa versione se non quello scritto sul volantino giapponese del sistema.

https://www.youtube.com/embed/znO_m00s8II

Febbraio 2010, Igor “igorstellar” Maggiorelli